«Sono vicino con tutto il cuore alle persone colpite dal terremoto in Turchia e Siria. Continuo a pregare per quanti hanno perso la vita, per i feriti, i familiari, i soccorritori. L’aiuto concreto di tutti noi li possa sostenere in questa immane tragedia», scrive papa Francesco.
E il mondo intero si mobilita per l’immane tragedia del terremoto che ha devastato nella notte tra domenica e lunedì i territori di Siria e Turchia, con un bilancio di vittime che continua a crescere inesorabilmente: nel momento in cui si scrive, secondo gli ultimi dati forniti dall’agenzia per le emergenze e i disastri turca Afad, in Turchia i morti sarebbero 6234, mentre sarebbero oltre 2400 quelli registrati in Siria.
Subito in moto le comunità internazionali per l’invio di uomini, mezzi e aiuti di prima necessità, come primo supporto per sopperire ai bisogni delle popolazioni colpite dalla catastrofe.
«La situazione purtroppo è peggiore di quella che appare dai mezzi di comunicazione», dice il direttore di Caritas diocesana don Fabrizio Borrello. «Da quello che sappiamo dai collaboratori di Caritas Italiana ad Aleppo, zona com’è noto già minata in maniera tragica dalla guerra, molte zone non sono raggiungibili né da aiuti materiali né da organi di informazione. Questo perché quella zona è composta principalmente da villaggi, che spesso risultano inesistenti sulle mappature, oppure sono difficilmente raggiungibili».
I collaboratori di Caritas in quelle zone riferiscono di territori accessibili solo dietro particolari permessi o attraverso corridoi mirati. «Sono zone che bisogna conoscere bene, tra l’altro non ti fano entrare sempre, è tutto molto complicato sia in Siria che in Turchia», spiega don Fabrizio. «Quello che possiamo fare al momento è raccogliere aiuti economici, e naturalmente pregare: non si può fare altro al momento, anche se naturalmente saremo pronti a metterci a disposizione, qualora ci fosse la possibilità per farlo. È una tragedia enorme, che arriva giusto a un anno di distanza dall’inizio del conflitto russo-ucraino».
«Da quello che sappiamo dalle fonti sul posto, ci sono piccole comunità cristiane, minoranze sparse soprattutto in Siria dove nonostante tutto il cristianesimo risulta pseduo-tollerato: esistono tante confessioni cristiane, purtroppo si tratta di comunità stremate da anni di guerre e conflitti», prosegue don Fabrizio.
Senza dimenticare le condizioni meteorologiche che rendono le cose ancora più complicate: «Piove e nevica in qelle zone, le temperature sono molto basse e questo di certo non aiuta i soccorsi. Ci stiamo mobilitando a livello nazionale, ma al momento di più non è possibile fare».
A livello nazionale, la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500 mila euro dai fondi dell’otto per mille, come prima forma di aiuto alle vittime.
Domenica prossima, nelle chiese reatine si manifesterà vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto attraverso intenzion di preghiera proposte ai parroci, da aggiungere a quelle della preghiera dei fedeli.
Il vescovo di Rieti monsignor Vito Piccinonna, con l’intera comunità diocesana, si unisce al dolore delle popolazioni di Turchia e Siria e sollecita a collaborare con la Caritas Italiana nel reperimento di risorse per portare aiuto e sollievo.
Foto Vatican News