Sono vite sospese quelle che abitano l’area del sisma che nell’agosto 2016 ha fatto crollare Accumoli e Amatrice. Una vera ricostruzione ancora non si vede e i problemi restano sul tavolo, con il rischio del definitivo spopolamento e di infiltrazioni del malaffare. La situazione di stallo preoccupa la Chiesa e Libera, l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti.
Di conseguenza giovedì 11 aprile si è svolto un incontro pubblico proprio alla presenza di don Ciotti per capire come passare “Dall’indignazione alla progettazione partecipata per nuovi modelli di ricostruzione”.
Un’occasione che ha visto don Fabrizio Borrello, direttore di Caritas diocesana, intervenire a partire dalle scolaresche che hanno affollato la grande chiesa. E rivolgendosi ai ragazzi li ha invitati a portare avanti la battaglia per la legalità e la solidarietà.
I dati di Caritas diocesana, sempre concretamente ed attivamente presente nelle zone del sisma, offrono un osservatorio ad ampio raggio sulle problematiche morali e materiali con le quali combattono le persone nelle zone terremotate.
«Vorrei dare una lettura che fotografi la situazione dei comuni di Accumoli e Amatrice oggi, sotto l’ottica di due punti di vista: secondo i dati ufficiali e secondo quelli dell’osservatorio del centro di ascolto messo in piedi da Caritas», ha spiegato il sacerdote. Dalle informazioni illustrate da don Fabrizio, emerge uno spopolamento pari a circa il nove per cento dopo il terremoto, sia nel territorio di Accumoli che in quello di Amatrice. Una sostanziale tenuta dei due paesi nonostante la totale devastazione, che non contraddice però il processo di spopolamento iniziato giù svariati anni prima.
«La popolazione residente inoltre – prosegue don Fabrizio – non coincide con la popolazione dimorante stabilmente, è molto presente il fenomeno del pendolarismo scolastico, universitario e lavorativo, e sono sempre alte le presenze del fine settimana rappresentate dal popolo delle seconde case».
Un panorama di problemi complesso, la cui soluzione non può che passare da un ragionamento collettivo, oltre che da un’efficace azione istituzionale.