La Chiesa di Rieti a sostegno dei fratelli della Repubblica Democratica del Congo

Di seguito l’ultimo report di Caritas Italiana (del 6 febbraio 2025) sulla situazione nella Repubblica Democratica del Congo.

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo, soprattutto a Goma e in tutta la regione del Kivu è sempre più drammatica. (…) Secondo l’ONU sono almeno 2900 le vittime degli scontri che hanno condotto alla conquista della città di Goma da parte del M23e migliaia i feriti che hanno sovraffollato le strutture sanitarie della zona ancora operanti che soffrono di carenza di medicinali. Continuano gli sfollamenti di persone che necessitano di assistenza in varie aree. Si tratta di centinaia di migliaia di persone, tra cui molti che lo erano già a causa di precedenti conflitti e che sono ora di nuovo in fuga. Goma infatti era circondata da campi di sfollati, circa 700.000, a cui dall’inizio dell’anno si sono aggiunti altri 180.000 a seguito dell’avanzata dei ribelli. Con l’ingresso in città dei ribelli molti di questi sono stati deliberatamente distrutti spingendo le persone a muoversi inizialmente cercando rifugio presso scuole, parrocchie, chiese, famiglie per poi molti tornare nei villaggi di origine che nel frattempo, essendo il territorio completamente controllato dai ribelli, sono divenuti accessibili. Si stima che circa il 60% siano rientrati nei villaggi mentre gli altri restano presso altre famiglie, parrocchie, scuole, centri collettivi. Un flusso importanti di sfollati è arrivato a Bukavu (almeno 200.000 persone) e nelle località limitrofe, ma anche in aree del Nord Kivu dove si combatte (intorno a Butembo Beni) e dell’Ituri (Bunia). Tutto questo rende la situazione umanitaria molto volatile e gravissima, da un punto di vista alimentare, igienico-sanitario, di alloggio e psicologico. La carenza di acqua costringe le persone a rifornirsi dal lago Kivu e vi è una grande carenza di servizi igienici nei siti di sfollati, il che comporta un altissimo rischio di colera ed altre epidemie di cui ci sono già dei casi. Anche la situazione della nutrizione è grave con casi di malnutrizione acuta tra i bambini con meno di 5 anni e le donne in gravidanza/allattamento e carenza di materiale nutrizionale nei centri sanitari. A causa della mancanza di cibo e di medicinali essenziali, le donne non sono in grado di allattare regolarmente i propri figli. La situazione umanitaria è aggravata dalla chiusura dell’aeroporto di Goma che isola di fatto la città da rifornimenti esterni e l’interruzione della operatività da parte di molte agenzie umanitarie a causa dell’insicurezza e il saccheggio delle loro strutture e magazzini. Anche le scuole sono interrotte.

QUADRO STORICO

Quanto sta accadendo nel Kivu, nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, segue a una situazione di conflitti e violenze diffuse che prosegue da decenni e che ha origine dal genocidio del 1994 in Ruanda e la guerra che ha devastato il paese dal 1997 al 2003. Nella regione vi sono decine di milizie armate che controllano porzioni di territorio e sfruttano l’estrazione illegale di minerali di cui il sottosuolo è ricchissimo e che rappresenta il principale motore di fondo del conflitto esacerbato dalle divisioni e le strumentalizzazioni etniche. Il gruppo M23 è uno dei più importanti ed è accusato di stretti legami con il Ruanda (anche se il governo rwandese li nega) a cui garantisce lo sfruttamento dei i minerali del Nord Kivu che poi dal Ruanda sono venduti legalmente (il Ruanda è il secondo esportatore mondiale di coltan nonostante non abbia miniere nel suo territorio) alle varie compagnie multinazionali. L’M23 è nato nel 2009 come milizia in difesa dei Tutsi residenti nel Nord Kivu ritenuti discriminati dalle autorità congolesi e minacciati dalle milizie Hutu composte dai veterani del genocidio rwandese. L’ingresso a Goma dell’M23 è da considerarsi il momento di massima espansione di un’offensiva lanciata in Nord Kivu nel novembre 2021, dopo circa 10 anni di attività a bassa intensità. L’M23 aveva già conquistato Goma nel 2012. Assieme al M23 le Nazioni Unite hanno denunciato la presenza di almeno 2000 soldati rwandesi. Nord e Sud Kivu ospitano insieme oltre 4,5 milioni di persone sfollate dai precedenti conflitti1 e quindi sono regioni dove da decenni vi è una crisi umanitaria protratta.

IMPEGNO DELLA RETE CARITAS

Le diocesi colpite dalla crisi sono quattro: Goma, Bukavu, Butemo-Beni, Bunia. Tutte le Caritas diocesane si sono attivate seppur con difficoltà notevoli di spostamento. La Caritas è una delle poche realtà che sta operando grazie alla rete parrocchiale e un sistema di comunicazione e allerta preesistente che consente un monitoraggio degli sfollamenti e dei bisogni. Pur con risorse limitate, dove possibile, si stanno fornendo aiuti nei siti di sfollati presso accampamenti spontanei, centri collettivi e parrocchie. A Goma la Caritas sta fornendo acqua in alcuni centri e sta attivando cliniche mobili, un accompagnamento e un supporto delle donne incinte e dei neonati, sta fornendo un sostegno psicosociale delle vittime di violenza di genere, sta sostenendo il trasporto dei feriti verso le strutture sanitarie appropriate. Lo stesso, a Bukavu, la Caritas sta fornendo aiuti agli sfollati in città mentre a causa dell’insicurezza ha più difficolta nelle zone circostanti. La Caritas locale è inoltre in contatto con le agenzie delle Nazioni Unite per fornire e sollecitare il ripristino delle attività di assistenza soprattutto con il Programma Alimentare Mondiale per quanto riguarda la fornitura di cibo presso i siti informali di sfollati. (…) La Caritas nazionale del Congo RD sta valutando la predisposizione di un piano di intervento in tutte le quattro le diocesi da sottoporre per il sostegno alle Caritas estere. Caritas Italiana è impegnata in RD Congo da molti anni in collaborazione con la Caritas congolese ed altre realtà. Sta seguendo la situazione in contatto con la Caritas nazionale del Congo RD per sostenere gli interventi in corso e futuri. La Caritas locale ha chiesto alla rete Caritas internazionale di muoversi in modo coordinato tramite la Caritas nazionale per non disperdere le forze.

ADVOCACY

Il 3 febbraio 2025 La Conferenza Episcopale Congolese (CENCO) si è pronunciata denunciando le violenze a seguito dell’avanzata dei ribelli appoggiati dal Rwanda ed esprimendo vicinanza e solidarietà alla popolazione. Allo stesso tempo ha rilanciato l’appello congiunto con la Chiesa di Cristo in Congo (ECC) divulgato il 15 gennaio 2025 denominato “Patto sociale perla pace e il buon vivere insieme in Congo RD e nei Grandi Laghi” in cui si sollecitavano le comunità a:

  1. Ritornare ai valori tradizionali di “Bumuntu” (che nella cultura africana significa riconoscersi umani solo nell’umanità degli altri), per costruire una pace e un benessere duraturi.
  2. Dare la priorità al consenso attraverso il dialogo per trovare soluzioni adeguate alle cause profonde dei conflitti politici e armati.
  3. Unirsi nel rispetto delle nostre diversità per costruire un’Africa forte, unita e prospera di fronte alle sfide della globalizzazione. “Il cammino verso la pace non implica l’omogeneizzazione della società, ma ci permette di lavorare insieme”.
  4. Influenzare i leader politici dell’Africa in generale e della Regione dei Grandi Laghi in particolare ad aderire a questa iniziativa socio-spirituale per fermare il rumore delle armi nel nostro continente e costruire partenariati bilaterali e multilaterali per il nostro sviluppo integrale e sostenibile (business for peace), ponendo fine allo sfruttamento illecito delle risorse naturali nella RDC e ai conflitti armati nella Regione dei Grandi Laghi.
  5. Fare appello alla comunità internazionale a sostenere i popoli africani, in tutta responsabilità e sincerità, nel costruire e lasciare in eredità alle generazioni future un continente in cui regnino la giustizia, la pace e le migliori condizioni di vita e ambientali.

Il Papa, cui ha fatto eco la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, ha chiesto che “tutte le parti in conflitto si impegnino per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari e affinché le Autorità locali e la Comunità internazionale facciano il massimo sforzo per risolvere con mezzi pacifici la situazione di conflitto”. (…) Il tema dello sfruttamento minerario e le implicazioni internazionali legate ad esso in primis da parte del Ruanda, ma anche di altri paesi africani e dei loro alleati europei, americani ed altri sono l’oggetto della denuncia della Chiesa congolese e di altre reti della società civile tra cui in Italia “Insieme per la pace in Congo”. Particolarmente controverso l’accordo dell’Unione Europea con il Ruanda del 19 febbraio 2024 per l’approvvigionamento di minerali (coltan, oro, tungsteno) che il Ruanda non possiede e che, secondo fonti ONU vengono saccheggiati proprio nell’Est della Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, l’Unione Europea ha finanziato l’esercito ruandese per svariate decine di milioni di euro in questi ultimi anni. Parimenti il ruolo dell’ONU e in generale della comunità internazionale è decisamente insufficiente e ambiguo nella denuncia e nel contrasto dei gruppi ribelli e di chi li sostiene.

INDICAZIONI PER LE CARITAS DIOCESANE

Le Caritas diocesane sono invitate a un’azione soprattutto sul versante informativo e di sensibilizzazione utilizzando i materiali messi a disposizione da Caritas Italiana ed altri che è possibile reperire in rete o tramite contatti diretti laddove se ne abbiano. È auspicabile inoltre promuovere raccolte in denaro per sostenere l’assistenza agli sfollati della Caritas locale tramite Caritas Italiana. Ciò è particolarmente importante in quanto, anche per la crisi in RD Congo, le risorse disponibili sono molto limitate rispetto alle possibili risposte della chiesa locale e la rete Caritas. Come di consueto non sono invece opportune raccolte di beni materiali.

Ogni comunità parrocchiale si adoperi in questa opera di sensibilizzazione e di sostegno economico. Quanto raccolto potrà essere consegnato presso la sede della Caritas diocesana o versato nel CCB intestato a DIOCESI DI RIETI, Unicredit, Iban IT07H200814606000400918246.